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Il critico in pigiama: Another Earth (non chiamatela fantascienza)

Oggi dal profondo del pigiama ho ripescato questo film del 2011 (un po' vecchio ma con poca circolazione nei circuiti commerciali), vincitore del Special Jury Prize al Sundance Festival di quell'anno.


Rhoda Williams (Brit Marling, magnifica) è una studentessa brillante che è stata appena ammessa al MIT(Massachusetts Institute of Technology).
Una sera, mentre torna a casa dopo una festa, nel cielo compare un nuovo pianeta, "gemello" della Terra. Rhoda si distrae ascoltando la notizia alla radio e guardando lo spettacolo dal finestrino, provocando un'incidente dove rimangono uccisi il figlio e la moglie incinta di John Burroughs (William Mapother, perfetto), un famoso compositore. La ragazza passa 4 anni in carcere e quando esce la sua preocupazione principale sarà espiare la sua colpa aiutando Burroughs, che nel frattempo è caduto in depressione e vive rinchiuso in casa. Intanto l'altra Terra diventa sempre più grande e visibile.

In ogni recensione o scheda su "Another Earth" che troverete, il film viene inserito nel genere fantascienza; è più o meno come dire che "Guerre Stellari" è una commedia romantica perché Ian Solo e la principessa Leila si lanciano sguardi teneri. La "Terra 2" è soprattutto una metafora, la rappresentazione della speranza in una seconda opportunità, una domanda senza risposta sul significato e l'entità del Destino.
"Another Earth" parla di dolore, di vuoto, di colpa e di redenzione, e lo fa con il linguaggio "clasicco" del cinema d'autore (questo è il secondo film del regista e sceneggiatore Mike Cahill): inquadrature "sporche", scene girate con macchina a mano e molto zoom, molta luce naturale. Pochi dialoghi, ma scene cariche di contenuto, grazie soprattutto alla prova superba di Brit Marling, espressiva nell'inespressione. 

Con un finale che a molti è sembrato discutibile, e invece per me è l'unico possibile, "Another Earth" è un film commovente, inquietante, poetico, di quelli che lasciano il segno.


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